3.LE ORIGINI E I CARATTERI DELLA COSTITUZIONE
REPUBBLICANA INDICE
1. Lo stato liberale e
lo statuto albertino
2. Evoluzione dalla monarchia
costituzionale al sistema parlamentare
3. La Costituzione repubblicana
Parte seconda: EVOLUZIONE DALLA MONARCHIA
COSTITUZIONALE AL SISTEMA PARLAMENTARE
La monarchia costituzionale era un regime instabile che
poteva funzionare solo con il perfetto accordo tra il Re e
la Camera dei deputati, in caso di contrasto uno dei due doveva
per forza prendere il sopravvento. Nel momento in cui si supera
il dualismo Re-Camera dei deputati, la Monarchia Costituzionale
si trasforma nel rapporto fiduciario tra Parlamento ed Esecutivo.
In questa fase il Parlamento prevale sul Re nel rapporto col
Governo. Di fatto, anche se la nomina del governo rimane una
prerogativa del Re, quest'ultimo non può nominare ministri
non graditi alla maggioranza parlamentare che ora ha il potere
di costringere il governo a dimettersi. I fattori di questa
evoluzione sono 2: - trasformazione del governo da organo
del Re ad organo esprimente la maggioranza parlamentare: già
alla metà degli anni '50 si era affermata la consuetudine
secondo la quale il Re nominava ministri le persone che avessero
la fiducia della camera dei deputati, cioè gradite alla maggioranza
di quest'organo. La sfiducia della Camera dei deputati portava
alle dimissioni di queste persone. - estromissione del Re
dalla funzione legislativa: cadde in disuso il potere del
Re di rifiutare di sanzionare le leggi. Il rifiuto di sanzionare
le leggi avrebbe comportato un conflitto con la Camera che
avrebbe potuto risolversi con lo scioglimento di quest'ultima
e l'elezione di nuovi deputati. Tuttavia, se i vecchi deputati
fossero stati rieletti, l'elezione sarebbe stata considerata
una sconfessione del Re: per questo motivo il potere di veto
era un potere pericoloso che il Re evitava di usare. Nota:
questa passaggio dalla monarchia costituzionale alla monarchia
parlamentare si verificò senza che fosse cambiata le lettera
dello Statuto. Il sistema di monarchia parlamentare è definito
tale in quanto c'è una prevalenza politica del Parlamento
che si evidenzia nella dipendenza del Governo della fiducia
parlamentare e nell'esercizio esclusivo da parte del Parlamento
della potestà legislativa Riguardo al diritto di voto, possiamo
affermare che lo Stato Liberale è uno stato oligarchico in
quanto caratterizzato da un suffragio ristretto dovuto a limitazioni
determinate in base al sesso, al censo, e al grado d'istruzione.
Il requisito culturale veniva giustificato perché gli ignoranti
non avrebbero saputo che fare del diritto di voto o lo avrebbero
usato male, essendo privi di una propria opinione circa il
bene pubblico. Il requisito del censo si giustificava invece
perché i nullatenenti non avevano niente da perdere e perciò
si sarebbero fatti abbindolare da posizioni estremistiche.
Dal voto erano escluse le donne perché esse non producevano
reddito, condizione per essere cittadini a pieno titolo nello
Stato della borghesia. Questa situazione dura fino al 1919,
anno in cui la riforma elettorale di Giolitti stabilisce il
suffragio universale maschile: a questo punto si può dire
che il regime liberale censitario si era trasformato in un
regime democratico (maschile) con l'ingresso sulla scena politica
delle grandi forze popolari organizzate nei partiti di massa.
Con l'allargamento della rappresentanza, il sistema parlamentare
doveva fare i conti con il conflitto sociale.
LA CRISI DELLO STATO LIBERALE
Già negli ultimi decenni del 1900 il regime parlamentare
trovava notevoli difficoltà di funzionamento connesse all'accuirsi
della questione sociale che non trovava soluzione a causa
dell'incapacità delle forze esistenti in Parlamento. I parlamentari
rappresentavano clientele locali e non progetti politici generali
e perciò non avevano nessuna linea politica. Si verificò,
di conseguenza, un fenomeno detto "trasformismo" che consiste
nel passaggio di uomini politici da oppositori a sostenitori
del governo, non per ragioni politiche, ma solo per i vantaggi
materiali che ne possono derivare: nasce la corruzione. Il
trasformismo e la corruzione fecero del Parlamento uno strumento
passivo nelle mani del governo. Le tensioni sociali accentuarono
ulteriormente il ruolo del Governo che, per mantenere l'ordine
pubblico usò la politica della repressione: furono così intaccati
anche i principi di libertà che caratterizzavano lo Stato
Liberale. Questa fase di autoritarismo e limitazione della
libertà presenta le seguenti caratteristiche: - assolutizzazione
del ruolo dello Stato: lo Stato è visto come una "potenza"
che reprime le forze che si oppongono alla sua politica. -
negazione dei diritti inviolabili: nel regime autoritario
si afferma che ogni diritto è creato dallo Stato (tesi del
positivismo giuridico) - ogni diritto non è naturale, ma creato
dallo Stato (positivismo giuridico); lo Stato può creare o
distruggere diritti se questo è nel suo interesse. - coincidenza
dei diritti del singolo coi diritti dello Stato: i diritti
dei singoli valgono solo quando vanno d'accordo con gli interessi
dello Stato e consistono non in posizioni giuridiche originarie
dei singoli, ma semplici autolimitazioni del potere assoluto
dello Stato, che possono venir meno in ogni momento. - colpo
di stato della borghesia e periodo fascista: l'assolutizzazione
dello Stato con la prevalenza dell'esecutivo e la negazione
dei diritti individuali sono gli elementi di questo colpo
di stato della borghesia inteso come tentativo di reprimere
le forze popolari sacrificando i principi costituzionali su
cui lo Stato liberale si basava. Tali elementi confluiranno
poi nello Stato fascista.
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